La rivoluzionaria idea di salvaguardia della Natura Selvaggia, nata a Yellowstone nel 1872, forse non è stata ancora compresa appieno.
Nondimeno i Parchi Nazionali, con le loro meraviglie, continuano pazienti a sussurrarci la stessa lezione, a dispensare un briciolo della loro infinita conoscenza, a dipanare un frammento di quel mistero
che lega ogni essere vivente con la Madre Terra che lo ospita.
Essi non si limitano alla salvaguardia di specie animali o vegetali ma servono soprattutto a cambiare la nostra visione.
Essi sono una opportunità di ispirazione per cambiare il nostro atteggiamento verso il pianeta e la nostra scala di valori.
Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri,
che la Terra è nostra Madre e qualunque cosa capita alla Terra,
capita anche ai figli della Terra.
Chief Seattle
Più persone, più Parchi, più auto.
La crescente popolarità dei Parchi americani porta un nuovo dilemma: la troppa attenzione,
il troppo amore, il crescente numero dei visitatori sta diventando soffocante e il delicato equilibrio di alcune aree è messo a rischio dalla semplice concentrazione di troppe persone.
I Parchi Nazionali rischiano di essere amati …… fino alla morte.
Nasce perciò una nuova esigenza: quella di una conduzione attenta e organizzata delle aree protette, secondo regole che dovranno coniugare il diritto di ognuno a godere delle bellezze racchiuse nelle aree naturali e la necessità di preservare le stesse per le generazioni future.
Una difficile scommessa e la posta il palio è la Wilderness americana.
Dalle cime del Rocky Mountain National Park alle grotte di Mesa Verde, dall'avveniristico Centro di preparazione Olimpica di Colorado Spring alla cittadina di Durango ed al Rio Grande nel Nuovo Messico, luogo d'incontro di culture diverse.
Il Sud Ovest americano ospita alcuni dei luoghi più iconici del pianeta.
Dal Grand Canyon alla Monument Valley, dal Canyon de Chelly all'Antelope fino ai Big Five dello Utah, la guida presenta i luoghi da non perdere e le storie da conoscere.
Per ironia della sorte i due stati delle grandi pianure settentrionali portano il nome del popolo che ha lottato con tutte le proprie forze per impedirne la formazione, quello dei Lakota o Dakota, quello che noi chiamiamo impropriamente Sioux.
L'epico e selvaggio West batte nel cuore del Greater Yellowstone, un ecosistema che comprende anche il Grand Teton, l'Elk Wildlife Refuge e 10 Foreste Nazionali. Talmente unico e particolare che i primi resoconti furono considerati solo suggestioni.
Le foreste che occupano l'angolo nord occidentale sono qui dalla notte dei tempi. Le montagne ed i vulcani si innalzano a picco sul Pacifico, dai 2400 metri del Parco Nazionale di Olympic ai 4400 di Mount Rainier, sovrano della catena delle Cascate.
Nel 1849 iniziò la prima corsa all'oro verso la California. Da allora il fermento non si è più fermato.
Qui dicono che devi andare
in Europa se vuoi vedere il passato, ma in California se ti interessa vedere il futuro.
Fernanda Pivano, amica e traduttrice di Hemingway, scrisse che
"la mattina di giovedì 6 luglio 1961 il minuscolo centro montano
di Ketchum nell’Idaho fu sconvolto da una confusione che
non aveva niente a che fare con il solito afflusso turistico.
Quattro giorni prima, la domenica due luglio all’alba, si era ucciso Hemingway e da tutte le parti del mondo arrivarono amici,
giornalisti e curiosi che andavano a salutarlo per l’ultima volta.
Pochissimi poterono assistere al funerale, per entrare nel cimitero bisognava avere un biglietto d’invito: chi non lo aveva rimase fuori pigiandosi davanti all’ingresso".
Ketchum, il "buen retiro" dello scrittore, era ancora un sogno
per i sentimentali del vecchio west.
Antiche assi di legno facevano da marciapiedi fra le case della
Main Street: questa era l’autostrada che portava in Alaska.
Il ristorante Alpine, dove si divoravano bistecche croccanti
su piatti di metallo caldo per un dollaro e venticinque, era il rifugio della città, mentre il bar e il casinò appagavano altri appetiti.
Hemingway era cliente fedele del lungo bancone
sul lato del ristorante.
Nonostante la cittadina di Hope abbia una felicissima collocazione
alla bocca dell'Hell's Gate, letteralmente "La porta dell'Inferno",
davanti a uno stretto canyon scavato dal possente Fraser River,
la conoscenza del luogo, se non proprio la celebrità, è arrivata
quando Silvester Stallone ha attraversato il ponte
per entrare in paese. È la scena iniziale del primo Rambo.
Arrivando qui non sarete intercettati dallo sceriffo
che vi ammonisce riguardo alla scarsa ospitalità dei locali.
Questo era solo un film. Sarete al contrario ben accolti
da questa mecca per gli appassionati di attività all’aperto,
dal rafting, all’alpinismo dall’escursionismo estremo a
quello per famiglie, dal golf allo sci di fondo.
Prediligendo attività più sedentarie scendete lungo
il fiume Coquihalla, si dice sia ancora pieno d’oro.
Con l'eccezione dei parchi provinciali e delle riserve
dei Nativi Americani dove la cosa è proibita,
ci si può armare di setaccio e spadellare.
Probabilmente non si troverà l’oro, ma si
trascorrerà una pausa rilassante spulciando tra i ciottoli
con la certezza di trovare decine di campioni di diversi minerali.
Se vi siete appassionati all’inquietante giallo parapsicologico
di David Linch “Twin Peaks”, non dovreste mancare
la visita al Salish Lodge, Snoqualmie, che nella finzione televisiva
era il “Great Northern”, epicentro di inquietudini e misteri,
proprio sul balcone naturale all'apice delle cascate.
A poca distanza dal Resort, costruito coi tronchi dei
giganteschi abeti di Douglas, parte un bel sentiero che
conduce alla base delle scenografiche cascate.
Alla loro salvaguardia contribuì la lungimiranza di
Charles H. Baker, ingegnere civile incaricato nel 1890
dalla Puget Sound Energy di progettare un impianto idroelettrico
per la vicina Seattle, in tumultuosa crescita demografica.
Per fortuna Baker volle tutelare la bellezza di questa gola e riuscì
a convincere i finanziatori ad adottare un progetto più costoso
ma più compatibile con la bellezza del luogo. Su un lato del fiume venne realizzato un pozzo entro il quale, parte delle acque
precipitano su otto turbine costruite sottoterra ed invisibili ai turisti,
le quali, dopo aver prodotto l’energia, restituiscono le acque al fiume.
Le cascate hanno perso un po’ della portata,
ma la veduta d’insieme è intatta.